Memorie-2018

 

 

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DA ROMA ALLA TERZA ROMA

XXXVI SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI

Campidoglio, 21-22 aprile 2016

 

 

Doc_dr_Samir_AlicicSamir Aličić

Università di Sarajevo Est

Bosnia-Erzegovina, Repubblica Serba

 

LA “GRANDE MIGRAZIONE DEI SERBI” (1690) NEL SACRO ROMANO IMPERO E LE IDEE GIURIDICHE*

 

 

SOMMARIO: 1. Contesto storico. – 2. I privilegi serbi e l’idea dell’Impero. – 3. L’“illirismo”serbo. I Serbi come la Gens (Natio) Illyrica. – 4. Conclusione. – Riferimenti bibliografici.

 

 

1. – Contesto storico

 

La cosiddetta “Grande migrazione dei Serbi del 1690” avvenne a seguito della Grande guerra turca, detta anche Guerra viennese. Dopo la sconfitta ottomana nella battaglia di Vienna nel 1683, le truppe del generale italo-austriaco Giovanni Norberto Piccolomini liberarono temporaneamente la Serbia dagli Ottomani nel 1688-1689. Fino ad allora i Serbi erano stati generalmente sudditi leali dell’Impero Ottomano. Però, dato che in quel momento sembrava che gli Ottomani avrebbero perso la guerra e che sarebbero stati scacciati dall’Europa, i Serbi cambiarono fronte e molti di loro si unirono all’esercito del Sacro Romano Impero. Ma così giocarono una carta sbagliata. L’intervento dei Francesi, che attaccarono il Sacro Romano Impero per salvare i loro alleati turchi, cambiò il corso della guerra. Nel 1689-1690 l’esercito ottomano sconfisse le truppe della Lega santa e riconquistò la Serbia. Per paura della vendetta turca molti Serbi cominciarono a ritirarsi verso nord assieme ai soldati austriaci.

Nel tentare di salvare la situazione, l’Imperatore Leopoldo I emanò il 6 aprile del 1690 un proclama, noto come Litterae invitatoriae, con cui egli invitava i popoli dei Balcani ad aiutare il suo esercito nei combattimenti. In cambio egli prometteva certi privilegi. Il parlamento serbo voleva che il popolo fosse evacuato in territorio asburgico, ma prima di ciò chiese all’Imperatore la garanzia, non presente nella lettera invitatoria, che la Chiesa Ortodossa Serba avrebbe avuto privilegi simili a quelli di cui godeva nell’Impero Ottomano. L’Imperatore accettò queste richieste in una lettera destinata al patriarca serbo Arsenije III Čarnojević, il 21 agosto del 1690. Avendo ricevuto questa lettera, i Serbi cominciarono l’evacuazione. Fino al 6 ottobre 1690 in Ungheria entrarono 37-40 mila famiglie, cioè qualche centinaio di migliaia di persone, che colonizzarono principalmente l’Ungheria meridionale, una regione oggi chiamata Vojvodina, che attualmente fa parte della Repubblica di Serbia, dove i loro discendenti vivono ancora oggi.

Si tratta di uno degli avvenimenti cardinali della storia serba, che è rimasto nella memoria come uno dei più grandi traumi collettivi del popolo serbo e che ha lasciato conseguenze profonde sulla situazione geopolitica dei Balcani.

La prima conseguenza fu il consolidamento del controllo asburgico in Ungheria. I Serbi, organizzati nel sistema della cosiddetta frontiera militare, ebbero un ruolo importante nel combattere sia tentativi degli Ottomani di riconquista, sia le ribellioni dei nazionalisti Magiari.

La seconda fu che i Serbi cessarono di essere la maggioranza degli abitanti nella regione del Kosovo, che una volta era stata il centro dello Stato medievale serbo, a svantaggio dei Magiari, e divennero la maggioranza in Vojvodina.

La terza fu che, dopo una lunga dipendenza dall’influenza culturale e politica bizantina e ottomana, spostandosi gran parte del popolo serbo nel Sacro Romano Impero, esso entrò per la prima volta nell’orbita della civiltà dell’Europa occidentale.

La quarta conseguenza fu che gli Ottomani non perdonarono mai il tradimento dei Serbi e le condizioni in cui vivevano coloro che erano rimasti sotto il loro governo divennero peggiori. Ciò a sua volta contribuì alla nascita del movimento per la liberazione nazionale e alla creazione dello Stato serbo odierno.

 

 

2. – I privilegi serbi e l’idea dell’Impero

 

Per quanto riguarda la comunità serba nel Sacro Romano Impero, la base del suo status giuridico fu il diploma del 21 agosto del 1690. Però i suoi privilegi furono più precisamente regolati con ulteriori decreti imperiali sia dell’Imperatore Leopoldo I, sia dei suoi successori, gli Imperatori Giuseppe I e Carlo VI e l’Imperatrice Maria Teresa. Durante il governo di Maria Teresa, nel 1779, fu redatta la codificazione dei privilegi serbi, che rimase in vigore fino al 1868.

I privilegi concessi ai Serbi permettevano la formazione di assemblee, in cui si potevano discutere questioni politiche; alcune regioni serbe godevano anche di autonomia territoriale. I privilegi consistevano, principalmente, in una autonomia religiosa e culturale, che impediva l’assimilazione alla cultura magiara e il proselitismo cattolico. Questi privilegi furono, quindi, una “spina nel cuore” che la nobiltà ungherese e la Chiesa Cattolica tentarono sempre di rimuovere.

Già all’epoca di Leopoldo I fu creato un ufficio imperiale per gli affari serbi. Questo ufficio fu più volte riorganizzato: esso era noto, all’inizio, come Commissione Illirica e, a partire dal 1747, come Alta Deputazione (Hofdeputation) per l’Illiria. Il ruolo di questo ufficio per la difesa dei privilegi serbi e per il mantenimento della identità religiosa ed etnica serba in Ungheria fu molto importante.

Ad esempio, in occasione della conferma dell’elezione del nuovo metropolita serbo, nel 1748, l’Ufficio per gli affari ungheresi ritenne che si trattasse di una questione regionale e politica ungherese. Ma il capo dell’Ufficio Illirico, il conte Ferdinand Kolovrat, insistette che tutte le decisioni riguardo i Serbi dovessero essere prese senza la partecipazione dell’Ufficio Ungherese, dato che i Serbi erano sotto la protezione imperiale. Inoltre, in occasione di un altro contrasto causato dal comportamento dei vescovi cattolici nei confronti dei Serbi, nel 1753, mentre i vescovi ritenevano che il loro comportamento non fosse contrario alle leggi dell’Ungheria, il presidente della Deputazione Illirica, il conte von Köenigsegg-Erbs, osservò che esso era contrario ai privilegi serbi, che, in quanto atti imperiali, avevano valore universale non soltanto in Ungheria e, in quanto leggi straordinarie o privilegi, avevano valore superiore a quello delle leges ordinariae. Maria Teresa risolse tutte le citate questioni in favore dei Serbi.

Sulla base delle osservazioni delle due parti, possiamo concludere che l’argomento principale del “gruppo di pressione” ungherese alla corte imperiale di Vienna fu il fatto che i Serbi vivevano nelle terre della Corona di Santo Stefano e che il monarca asburgico governava in Ungheria come re di questo Paese. Quindi i privilegi serbi valevano soltanto quando non erano contrari alle leggi dell’Ungheria. Il “partito” serbo, invece, metteva in luce il fatto che l’Impero Romano fosse un Impero universale, sovranazionale, e che l’Imperatore romano fosse il capo di tutto l’universo cristiano. Il potere dell’Imperatore non poteva essere limitato territorialmente e l’Imperatore non era obbligato a rispettare le leggi vigenti (princeps legibus solutus est). I privilegi da lui concessi, quindi, valevano ovunque, anche quando non erano conformi alle leggi di un Paese.

Perché non si pensi che gli Asburgo semplicemente usassero i Serbi come un mezzo per indebolire il parlamento ungherese, dobbiamo sottolineare che non tutte le controversie erano risolte a favore dei Serbi. Gli Imperatori rifiutarono ripetutamente i tentativi dei Serbi di ampliare i loro privilegi per mezzo dell’interpretazione estensiva e dell’analogia, e insistevano su una interpretazione stretta e letterale dei privilegi. Questo modo di interpretare i privilegi era conforme ai noti principi del diritto romano di non ampliare i privilegi, il ius singulare, per mezzo dell’interpretazione (D.1.3.12; D.1.3.14; D. 1.3.16). Quindi l’ideologia politica e giuridica romana era accettata abbastanza coerentemente.

È importante sottolineare che sia Leopoldo I, sia i suoi successori, nei diplomi con cui venivano garantiti i privilegi serbi, usavano sempre il titolo di Imperatore, solitamente nella forma Divina Clementia Electus Romanorum Imperator, semper Augustus. Il sovrano asburgico si rivolgeva ai Serbi principalmente come un Imperatore romano. Quindi non è strano che anche i pensatori serbi contemporanei abbracciassero l’idea romana del potere universale e sovranazionale dell’Imperatore romano. In alcune delle prime opere filosofiche scritte in lingua serba, troviamo l’idea della divina provenienza e del carattere religioso sia del potere del sovrano, sia delle sue leggi, e dell’obbligo dei soggetti di rispettare il potere universale dell’Imperatore. Queste idee furono recepite sia dalla ideologia medievale bizantina attraverso gli scritti ecclesiastici della Chiesa Ortodossa Serba, sia dalla filosofia contemporanea di un dispotismo illuminato. Un buon esempio di questo filone di pensiero potrebbe essere un’opera intitolata Etica o filosofia della dottrina naturale di Pavle Julinac, una delle prime opere filosofiche moderne scritte in lingua serba, del 1774. Lo stesso autore scrisse anche una storia del popolo serbo, in cui il posto d’onore spettava all’Imperatore Leopoldo I, celebrato come il liberatore della Serbia e definito Cesare Romano.

 

 

3. – L’ “illirismo” serbo. I Serbi come la Gens (Natio) Illyrica

 

Ci sembra importante sottolineare ancora un fatto. Come termine per indicare i Serbi nei diplomi imperiali si usava anche la parola Illyri. Questo antico popolo abitava principalmente nella regione più o meno corrispondente alla ex-Jugoslavia, che i Romani antichi chiamavano Illyricum. La lettera invitatoria del 1690, con cui l’Imperatore Leopoldo I chiamava i popoli dei Balcani ad aiutare il suo esercito nella lotta contro gli Ottomani, fu destinata, oltre che al popolo della Bulgaria, della Serbia e dell’Albania, anche al popolo della Macedonia, della Mesia e dell’Illiria. Dunque venivano usate sia le denominazioni geografiche contemporanee, sia quelle delle province dell’Impero Romano. Gli Asburgo potevano basare le proprie pretese sulla Serbia anche sul fatto che fra le terre della corona di Santo Stefano, cioè dell’Ungheria, vi fosse il regno titolare della Serbia. Però, l’Imperatore preferiva avanzare pretese sul territorio dei Balcani in qualità di erede degli antichi Imperatori romani. Nei diplomi di Giuseppe I, a partire dal 1706, si dice esplicitamente che il termine gens (natio) Illyrica era un sinonimo del termine “Serbi”. All’epoca di Maria Teresa, il nome “Illiri” fu spesso usato come unica denominazione ufficiale per la nazione serba, ad esempio, nel nome della sopramenzionata Deputazione per l’Illirico, oppure nel titolo della codificazione dei privilegi serbi del 1779 – Rescriptum Declaratorium Illyricae Nationis.

L’idea dei Serbi e degli altri Slavi del Sud come discendenti delle antiche tribù illiriche potrebbe derivare proprio dagli ideologi serbi, o più concretamente da Đorđe Branković, un nobile serbo di Transilvania. Nel 1688, proprio quando le truppe asburgiche stavano per entrare in Serbia, Branković presentò all’Imperatore Leopoldo un progetto assurdo per la creazione di un “Regno Illirico” che avrebbe compreso gran parte dei Balcani, con lo stesso Branković a capo. In cambio del supporto dei Serbi nella lotta contro gli Ottomani, che Branković prometteva di assicurare, egli stesso chiedeva il titolo di Principe del Sacro Romano Impero (princeps imperii o Reichsfürscht), cioè lo status di vassallo immediato dell’Imperatore. Incredibilmente, l’Imperatore Leopoldo mostrò un certo interesse e concesse a Branković il titolo di Conte Imperiale (Reichsgraf). Però, poco dopo divenne manifesto che, sia l’affermazione di Branković di essere in grado di dar vita a una rivolta generale nei Balcani, sia la genealogia in base alla quale egli diceva di discendere dai sovrani medievali serbi, erano false. L’impostore fu messo sotto sorveglianza della polizia per il resto dei suoi giorni.

Comunque questo personaggio controverso rimane importante nella storia serba, dal momento che alcuni lo considerano il primo storico moderno serbo. Oltre alla storia romena, quando era agli arresti, egli scrisse anche opere sulla storia serba. La sua idea dell’“illirismo”, cioè della discendenza dei Serbi dall’antico popolo degli Illiri e, tramite questi, dall’Impero Romano, ebbe un ruolo importante durante tutto il diciottesimo secolo e influenzò il movimento jugoslavo nell’Ottocento, inizialmente chiamato “movimento illirico”.

 

 

4. – Conclusione

 

Possiamo concludere che l’idea romana dell’Impero come sistema universale e sovranazionale fu la base per i privilegi dei Serbi nel Sacro Romano Impero. Questa idea permise all’Imperatore di garantire l’autonomia religiosa e culturale e, in linea di massima, nonostante l’opposizione del parlamento del regno dell’Ungheria e ripetuti tentativi di magiarizzazione, la sopravvivenza della nazione serba e della religione ortodossa nella regione della Vojvodina fino a oggi.

 

 

 – Riferimenti bibliografici

 

1. – S. Gavrilovič, Srbi u Ugarskoj i Slavoniji od Karlovačkom mira do austro-turskog rata 1716-1718 [Serbi in Ungheria e in Slavonia dalla Pace di Karlowitz alla Guerra austro-turca del 1716-1718], in Istorija srpskog naroda IV – 1 [Storia del popolo Serbo IV -1], Belgrado 1986, 55 ss.; A. Ivić, Istorija Srba u Vojvodini od najstarijih vremena do osnivanja Potisko-pomoriške granice (1703) [Storia dei Serbi nella Vojvodina dai tempi più antichi fino alla fondazione della Frontiera Tibisco-Mureş (1703)], Novi Sad 1929; P. Dušan, Srbi u Vojvodini I-III [Serbi nella Vojvodina I-III], Novi Sad 1959; A. Forišković, Politički, pravni i društveni odnosi kod Srba u Habzburškoj Monarhiji  [Condizioni politiche, legali e sociali dei Serbi nella Monarchia degli Asburgo], in Istorija srpskog naroda [Storia del popolo Serbo], cit. 233 ss.; J. Radonić, Vojvodina od Velike seobe (1690) do Sabora u Krušedolu (1709) [La Vojvodina dalla Grande migrazione (1690) al Parlamento di Krušedol (1709)], in Vojvodina, II, Novi Sad 1939, 1 ss.; J. Radonić – M. Kostić, Srpske privilegije od 1690 do 1792  [Privilegi serbi dal 1690 al 1792], Belgrado 1954; LJ. Krkljuš, Istorija političkih i pravnih institucija Vojvodine [Storia delle istituzioni politiche e giuridiche della Vojvodina], Novi Sad 2004, 15 ss.; D. Davidov, Srpske privilegije carskog doma Habzburškog [I privilegi serbi della Casa Imperiale degli Asburgo], Novi Sad 1994; H. Schwicker, Politische Geschichte der Serben in Ungarn, Padenborn 2015, Nachdruck des Originals von 1880.

 

2. V. Rajko, Narodnocrkvena i privilegijska pitanja Srba u Habzburškoj Monarhiji 1699-1716 godine [Le questioni etnico-religiose e i privilegi dei Serbi nella Monarchia Asburgica 1699-1716], in Istorija srpskog naroda  [Storia del popolo Serbo], cit. 39 ss.; D. Kirilović, Srpski narodni sabori I-II [Le assemblee popolari serbe I-II], Novi Sad 1937-1938; I. Nikolić, Vojvodstvo Srba austrijski [Il Ducato dei Serbi Austriaci], Vienna 1949; LJ. Krkljuš, Istorija političkih i pravnih institucija [Storia delle istituzioni politiche e giuridiche], cit. 24 ss.; M. PetrakK. Milković-Šarić,  Wie in Unseren Erblaendern“ – Krajiška prava (1754) u kontekstu centralizacije i modernizacije u Vojnoj krajini [ „Wie in unseren Erblaendern“ – I Diritti della Frontiera (1754) nel contesto della centralizzazione e della modernizzazione nella Frontiera militare], in Hrvati i Srbi u Habzburškoj Monarhiji u 18. stoljeću: interkulturni aspekti „prosvijećene“ modernizacije [Croati e Serbi nella Monarchia Asburgica nel 18 secolo: gli aspetti interculturali di una modernizzazione „illuminata“ ], Zagabria 2014, 45 ss.; J. Savković, Pregled postanka, razvitka i razvojačenja Vojne Granice (od XVI veka do 1873 godine) [Una panoramica della creazione, sviluppo e de-militarizzazione della Frontiera Militare (dal XVI secolo all’anno 1879)], Novi Sad 1964; P. Julinac, Itika, jeropolitika ili filozofija naravoučitelna [Etica, politica o filosofia della dottrina naturale], Vienna 1774; P. Stojšić, Dolžnosti čelovjeka iz raznih inostranih izdanij sobranija i vo jedno tjelo sastavlenija za slaveno-serbski svjet [Gli obblighi dell’uomo, raccolta da varie edizioni straniere e redatta in un corpo per il mondo slavo-serbo], Buda 1816; Anonimo, Kniga o dolžnosti poddanikov k niovu monarhu [Libro sui doveri dei sudditi rispetto al loro sovrano], Buda 1805; E. Lazarović, Moralnaja filozofija [Filosofia morale], Buda 1807; P. Julinac, Kratkoe vvedenie v istorio proishoždenia slaveno-serbskago naroda [Breve introduzione alla storia della origine del popolo slavo-serbo], Venezia 1765.

 

3. J. Radonić, Grof Đorđe Branković i njegovo vreme [Il Conte Đorđe Branković e il suo tempo], Belgrado 1911; M. Čuljak, Srpski grofovi Brankovići [I conti serbi Branković], in Zbornik Matice srpske za istoriju [Rivista della Matica serba per la storia] 57 (1998) 7 ss.; Đ. Branković, Hronika Slovena Ilirika Gornje Mezije i Donje Mezije [Cronaca degli Slavi Illirici della Mesia Superiore e della Mesia Inferiore], Novi Sad 1994.

 

 

[Un evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia].

 

 

 



 

* In corso di pubblicazione in. Index. Quaderni camerti di studi romanistici. International Survey of Roman Law 46, Napoli 2018.